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Lettera aperta all’ipocrisia

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Si parla di sensibilità…

Qualcuno si indigna per l'immagine del bambino siriano inserita nelle poesie, immagine che ha ispirato riflessioni.

 Guardandola e ricordandola il cuore si stringe: il sonno di mio figlio aveva la stessa postura.

Una immagine che strazia, che sferza, che riesce a umiliarci.

Che ci ricorda quanto siamo feroci e volubili. E ipocriti.

Perché l 'immagine è complemento alla poesia, l’essenziale è che non sia  impressionante o disgustosa.

Nulla di disgustoso o impressionante  emana l’immagine che ha scosso, trasmette solo il risultato dell’indifferenza del mondo, la sua ipocrisia.

Quella di chi si gira dall’altra parte quando vi sono queste tragedie, di chi spaventato o inorridito distoglie gli occhi dalle immagini e scritti –poesie o meno- per rifugiarsi nel suo orticello a rimirare la natura e pensare alle sue vicende in pace.

Quella di chi come mille altri, partecipa commosso –frase sbandierata in molte lingue- e poi il giorno dopo tace, distoglie occhi e cuore.

Non parlo solo delle persone, ma soprattutto delle istituzioni, ONU in prima linea.

Un organismo che nato per evitare guerre, si è adagiato su uno strategico silenzio e immobilismo.

Parlo di chi ha interesse che le guerre continuino per alzare il Pil del proprio paese.

Parlo dell’Europa che ha elargito risorse e non controlla dove e come e cosa aiutano. Di chi ha visto in queste risorse “la risorsa per salvare con l’occupazione il sud Italia”. Col risultato che ben sappiamo, (vedi scandali recenti), con una discriminazione al contrario per i residenti, cittadini italiani che anch’essi muoiono di fame, suicidi o meno…

Ora la mia poesia può forse non suscitare nulla, ma l’ho scritta di getto, col cuore, proprio guardando questa atroce immagine, dove la morte sembra un riposo sereno in un panorama assurdo.

http://www.scrivere.info/racconti/racconto.php?racconto=3477

 

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